mercoledì 6 dicembre 2017

NATALE



                                                             NATALE
Natale, quando ero piccola ricordo solo presepi, fino ai dieci anni.
Poi con zio Gaetano che arrivava da Torino a trascorrere il Natale con noi, arrivò anche l'albero di Natale. Ingegnosamente lui cercava un bel ramo di ulivo (da noi i pini non c'erano) lo metteva in un vaso e l'addobbava con caramelle, aranci. mandarini e quanto era possibile trovare da noi.
Paolo mio cugino era più piccolo di me di circa quattro anni ma avevamo una perfetta intesa. Si giocava nella stanza grande di mia madre al terzo piano della casa in cui abitavamo allora e questa diventava teatro dei nostri giochi. Ci impadronivamo di una bella vestaglia di zia Maria (sua madre) dei suoi belletti, i suoi cappellini e di fronte al grande specchio dell'armadio di mia madre ci esibivamo copiando scenette dai giornalini che avevamo. Cercando e frugando avevamo scoperto una bottiglia di un certo liquorino rosso molto dolce e ne approfittavamo a berlo di nascosto e forse anche quello ci aiutava ad essere allegri e ridevamo come matti. Io mi divertivo ad intrecciare dei nastri tra le dita dei piedi per creare scarpette dalle fogge più strane.
Il natale mi ricorda i miei presepi:
Iniziavo a prepararli già verso la fine di novembre e ricordo i vari posti nelle varie case in cui abbiamo abitato.
Se la mamma pensava che non avremmo avuto ospiti e per mangiare, anche a Natale, bastava il tavolo della ampia cucina, mi consentiva di allestirlo sul lungo tavolo della sala da pranzo.
Per l'occasione me lo faceva appoggiare al muro ed allora era una festa.   Chiedevo ai parenti che si recavano nei campi di portarmi del muschio vero (quello finto non si vendeva da noi come non si vendeva alcun altro elemento)  raccattavo cartoni, carta rossa delle caramelle Rossana, carta argentata di qualche raro involucro di cioccolato ricevuto in regalo e persino la stagnola, appositamente pulita, dei formaggini che qualche volta mangiavo a merenda.
   Cominciavo con il fabbricare le casette, alle finestre mettevo appunto la carta rossa delle caramelle poiché quando tutto era allestito dentro le casette mettevo dei bicchieri con acqua e poi olio che galleggiava e sopra un lumino acceso per creare le luci rosse .    Ritagliavo la stella cometa, un angelo disegnato alla meglio, riciclavo la carta da pacchi per creare le montagne e fare la grotta.
   Uno sfondo di stelle su carta azzurra, stelle stampate da me, montagne marroni striate di calce bianca, stradine di farina in mezzo all'erba vera di muschio, specchietti e carta argentata per laghetti da sogno, ruscelli disegnati con fili d'argento e pochi, pochissimi personaggi di terracotta arrivati per caso e comprati a Vasto negli anni.
I principali protagonisti, non mancavano. Maria Giuseppe e il bambino adagiato la notte di Natale appena arrivata da messa. Immancabile un pastorello con un agnello sulle spalle, una lavandaia al ruscello e qualche pecorella al pascolo. Due ochette sul laghetto e tanta tanta fantasia da bastare a renderlo il presepe più bello del mondo tanto da chiamare i vicini a vedere questo capolavoro.
Con il tempo sono riuscita ad avere anche i tre Re Magi che mettevo fin dall'inizio avvicinandoli man mano fino al giorno della befana. Il mio ricordo più bello dei miei solitari Natali di bimba.
A Torino poi facevo gli alberi con giochi di luci a intermittenza e anche da grande passavo ore a contemplarli e a creare diverse composizioni di giochi di luce.
Viva il Natale, che sia festa di pace per tutti
                                       Maria Mastrocola Dulbecco

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